Invecchiando si riesumano ricordi che risultavano nascosti e rinchiusi in qualche parte del cervello.

 

Oggi vorrei dedicare un pensiero ad una mia insegnante delle medie.

 

Era ipovedente e aveva piacere di poter affermare che ci insegnava musica.

 

In realtà l’unica musica che abbiamo imparato con lei, non aveva nulla a che vedere con le note musicali, ma si avvicinava moltissimo alle grida di bimba quando le tocchi le mutandine.

 

Era ipovedente nel senso che non vedeva una beata minchia e nessuno sa come potesse affrontare le scale.

 

Nessuno sa nemmeno come potesse affrontare noi, decisamente più pericolosi delle scale.

Quelli erano anni nei quali non si scherzava.

 

Passare per le mani del preside era qualcosa da non augurarsi.

 

Egli si vedeva poco perché spesso impegnato ad addestrare uomini dell’ISIS, ma quando appariva, spariva sempre qualcuno di noi.

 

Non si sa bene se inghiottito, decapitato o sospeso.

 

La nostra insegnante di musica ci aveva fatto dotare di flauto, non calcolando che ha una forma decisamente simile a quella della micidiale penna bic.

 

La penna bic, assieme all’AK47 e all’UZI da 9 mm, costituiscono l’ossatura delle cellule di guerriglia più organizzate al mondo.

 

Il trucco era semplice:

con azioni di intelligence i maschi imponevano alle femmine di suonare sto cazzo di flauto.

 

Vabbè, ok, le compravamo.

Loro suonavano e noi da bravi guerrieri, si offriva la merenda.

 

Con azioni di disturbo, avvicinamento ed intrusione, ci avvicinavamo alla cattedra armati di penna bic senza anima, e flauto senza bocchino.

 

Questa cosa del “senza bocchino”, si è poi protratta per tutta la nostra vita.

 

Montagne di carta venivano appallottolate, inserite nelle nostre micidiali cerbottane e sparate senza pietà.

 

Obiettivo: la sua capigliatura che ricordava quella di Marcella Bella o quella di tutti i rockers anni ’70.

 

Solo una volta ha reagito.

Una sola volta, per dio.

 

E quella volta ha gridato con tutta la voce di cui disponeva: “Almeno non mirate agli occhi, che potrei perdere la vista!”.

 

PS: la penna bic ci aveva insegnato ad essere senz’ anima.

Per questo motivo, ovunque essa sia, la abbraccio.

L’insegnante, intendo.

 

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