L’ho ribattezzato (anche se il termine non è proprio indicato per un musulmano) “Lifter”.

 

 

Si perché ha una forza brutale.

 

 

È uno dei miei collaboratori qui in Pakistan.

 

 

Ho creato un buon gruppo che dovrebbe riuscire a non decapitarmi in tempi brevissimi.

 

 

Qui la cosa peggiore è essere un “non credente”, al contrario di ciò che comunemente si pensa.

 

 

Per cui, quando parto con la mia imprevista violenta scarica di bestemmie, con tanto di braccia aperte e sguardo al cielo, loro sanno che sto pregando.

 

 

Cercate di tenere la notizia riservata.

 

 

“Ma sei proprio bravo ad offrire preghiere così energiche!” mi dicono.

 

 

“Eh, è questione di devozione e se mi sbagli un’altra saldatura, parte il resto…”.

 

 

Questi sono i nostri dialoghi.

 

 

“Ma tu quante volte devi pregare al giorno?”. Chiedono.

 

 

“Mah…dipende…con gli indiani moltissime….con voi un po’ meno…” (e sapendo dell’odio che c’è tra loro…guadagno punti).

 

 

Si insomma tutte cosette così, tanto per scherzare tra me e me.

 

 

Ma la cosa che più mi diverte è quando mi giro e non trovo più il mio interlocutore…..

 

 

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6 Comments

    • Rispondi

      Ti rispondo:

      sono in una fabbrica con 10.000 dipendenti di cui solo 21 sono donne.

      Risiedo in fabbrica dalla quale non sono ancora uscito.

      Puoi chiedermi di tutto ma non di figa!

  1. Rispondi

    Guarda, ne ho viste solo due che, se sono le rappresentanti del genere femminile pakistano, mi portano ad augurare agli uomini di diventare finocchi!

  2. Rispondi

    ma almeno, possiedono quella grande spiritualità tipica degli indiani??  Quell'ascetismo che unisce tutti noi che viviamo di ristrettezze materiali nei romiti eremi montani o collinari come il mio qui a velletri?

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