Ti guardo.

 

Sei bellissima.

 

Balli.

 

Sei eccitantissima.

 

Guardo come cammini.

 

Arrapamento galattico.

 

Ti chini a raccogliere quel qualcosa che sempre ti cade quando vuoi  mostrarmi il culo.

 

Io inizio il festival mondiale del turgore.

 

Trovi il sistema di farmi vedere che hai un intimo da paura.

 

Ormai non è più turgore: è diamante.

 

Trovi il sistema per farti avvicinare.

 

Sono sicuro di averti parlato ma non chiedermi cosa io ti abbia detto, perché tanto i miei neuroni stanno già frugando ogni tuo pertugio.

 

Sei con le amiche, ma le scarichi a velocità stratosferica.

 

Io inizio a fare la conta dei giorni di mutua per recuperare le energie.

 

Mi inviti a casa tua.

 

Io ho tutto il sangue possibile concentrato sui corpi cavernosi, che non si possono più definire tali e anzi, già che ci siamo, li definiamo corpi aeroportuali.

 

Mi baci.

 

Io produco ed immagazzino quel paio di ettolitri di seme umano in attesa di depositarsi ovunque, specialmente su tastiera del telefono o sulla rovente lampadina della abat jour a produrre gas venefici.

 

Ti strofini e capisci al volo che non c’è tempo per perdere tempo (che diobono qui qualcuno ci lascia gli stracci..).

 

Mi spogli.

 

La produzione spermatica è a livelli equini.

 

Mi lasci e con un sorriso mi fai capire che vai in bagno…

 

Francamente non vorrei tu andassi in bagno perché la penso come Napoleone!

 

Napoleone diceva: “L’hai lavata? L’hai rovinata!”.

 

Ma Napoleone è francese e a noi la Francia non porta molto bene ultimamente.

 

Ti aspetto a letto, cercando di capire due cose:

  1. che cazzo avrai avuto da fare in bagno?
  2. riuscirò a non scoppiare prima del tuo arrivo?

 

Finalmente ritorni.

 

E lo fai con un intimo di quelli che si mostrano ai pazienti maschi in sala rianimazione come ultimo tentativo per avere un Glasgow accettabile.

 

Ormai il mio pene è difficilmente classificabile sulla scala Rockwell.

 

Mi baci in modo fugace la bocca.

 

Mi baci in modo fugace il collo.

 

Mi baci in modo fugace il petto.

 

Mi baci in modo fugace l’addome, anche perché soffro il solletico e se continui ancora per un secondo, ingravido la tua amica che abita a due isolati.

 

Mi baci in modo fugace una mano e finalmente ti infili sapientemente, efficacemente, profondamente e voracemente il mio glande in gola.

 

Però non mi avevi detto di esserti appena lavata i denti con quel dentifricio  a base di menta piperita, caramelle della fisherman friends e acido acetico, li mortacci tua!

 

E ti lamenti se si ammoscia?

 

E mi chiedi se ho cambiato idea?

 

E mi chiedi se la casa non mi metta a disagio?

 

E mi chiedi se mi dà fastidio la presenza del gatto?

 

Il gatto?

 

Ho deciso: mi inculo quello.

 

Si insomma, ecco.

 

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