È già la seconda volta oggi che sento gente lamentarsi circa la nostra dipendenza dai prodotti cinesi.

 

Ed è già la seconda volta che si cerca di farmi capire che “è arrivato il momento di ribellarsi!”, come se la mia consapevolezza desse fastidio.

 

Che è un po’ come se una vaginetta succulenta decidesse di ribellarsi solo dopo che si ritrova ovinostatica in mezzo ad una gangbang di galeotti.

 

In un sistema capitalistico (ma secondo me anche in uno non capitalistico) ciò che importa alla gente, oltre alle foto dei VIP e al calcio sia chiaro, sono i capitali.

 

Soldi.

 

Tu puoi ottimizzare la tua azienda fin che vuoi, ma se hai dei costi di materia prima che sono alle stelle, il tuo prodotto costerà troppo e si venderà come un casco a Napoli.

 

Chi sarebbe disposto a spendere per la propria materia prima più di tre volte?

 

Nessuno.

 

Chi sarebbe disposto a vedere il proprio prodotto di superqualità invenduto perché troppo caro?

 

Nessuno.

 

E allora non dovete cagare il cazzo con l’antidumping cinese, perché se la Cina smettesse di portarci qui i suoi materiali, noi falliremmo.

 

L’antidumping cinese andava considerato PRIMA della crisi, diostrabico!

 

La vaginetta doveva chiamare la polizia un po’ prima che le appoggiassero mazzetti di glandi pulsanti in ogni orifizio disponibile.

 

Ma qui entriamo in questioni di gusto.

 

La vaginetta di oggi:

 

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10 Comments

  1. Rispondi

    mi rendo conto di dare dolore a mario che vorrebbe avere un'inflazione decente, però se non ci fossero le bancherelle coi prodotti cinesi tanta gente non si potrebbe nemmeno vestire né calzare e tanti piccoli nemmeno giocare

    Speriamo che si mantiene

  2. Costantino Rover

    Rispondi

    Anti dumping non significa non importare prodotti dalla Cina.

    Fare anti dumping significa mantenere i dazi sui prodotti cinesi venduti sotto costo da noi.

    Che non ci sia uniformità nella tutela dei settori può essere.

    • Rispondi

      Ti spiego la strategia:

      Fase 1) sapevano di avere manodopera a bassissimo costo, materie prime, capacità di produrre (magari non bene ma sufficientemente) e dogane europee spalancate;

      Fase 2) hanno iniziato ad invadere il mercato con prodotti di merda;

      Fase 3) hanno affinato progressivamente la loro capacità di produzione, fino ad avere dei prodotti sufficientemente ok ma a prezzi ancora inavvicinabili;

      Fase 4) per sopravvivere, molte aziende europee hanno iniziato ad usare quei materiali ad integrazione dei loro sistemi;

      Fase 5) ci attendono al varco in quanto ormai capaci di imitare qualsiasi cosa ma a basso prezzo, con un rapporto qualità/prezzo non vergognoso e sanno che, se se sospendessimo gli acquisti, i nostri prodotti sarebbero OUT.

      Fase 6) siamo fottuti e l'antidumping, farebbe scivolare il loro piccolo pene nelle nostre cavità addominali in modo più evidente.

      • Costantino Rover

        Rispondi

        6. i consumatori hanno preferito di buon grado il made in China al posto del made in Italy quando ancora la loro potere di acquisto permetteva il contrario e oggi hanno ceduto il posto di lavoro per via delle mutate condizioni di mercato.

  3. F.

    Rispondi

    per quelli un po' più anzianelli ricordo che la stessa cosa fecero i giapponesi negli anni sessanta, cominciarono con le radioline poi con gli orologi, etc i loro prodotti a basso costo erano sinonimo di mondezza, però poi diventarono grandi, grandi prodotti, grandi investimenti, grandi crescite di democrazia, di stipendi ed oggi hanno il doppio del nostro debito.

    Per i cinesi se non conquistano la democrazia sarà sempre così e forse non cambierà, perché sono troppi

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