Ieri ed oggi sono stato ammalato.
Domani non so.
Quello di cui sono certo è che, a differenza di altri uomini, a me non piace dimostrare sofferenza.
Mi comporto quasi come al solito.
Si insomma, non chiamo il prete per l’estrema unzione in caso di febbre.
Non è la malattia che pesa, ma l’inevitabile ricordo di quando ero bambino.
Età in cui l’estate era lunghissima e le tette della maestra enormissime.
Età in cui tutte le cose della vita sono estremamente ridimensionate (tranne le tette di cui sopra) e c’è sempre una carezza quando la febbre martella.
E si martella sull’incudine.
L’incudine è pesante e se cade sul piede, gridi.
Grida il pazzo e canta lo stolto.
E lo stolto non gradisce le vaginette di casa Vetraio.
PS: la maestra deve aver avuto molte figlie.
Vedete?
Tutto porta a qui:
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giorgio