Ha ragione messer Sciuscia® quando se la prende con Sviluppina.
Troppo successo e talvolta inspiegabile.
Troppo stile.
Forse troppo “No style” stile.
Eccomecazzomaifarà?
 
Giusta anche la stoccata contro i postatori quotidiani.
Quelli che come Il Vetraio (che sono io), cercano di postare quotidianamente, scadendo di qualità e rompendo il cazzo in modo indiretto.
Alla fine presentiamo ai blognauti della merda.
E neppure ben confezionata.
 
Ha ragione messer Sciuscia®.
 
La cosa è inspiegabile.
La cosa è semplicemente banale.
 
Ciò che viene postato e che sappiamo non avere nessuna valenza letteraria, è semplicemente una scheggia di vita.
Un parere, uno sfogo, uno scazzo, uno sbotto, un gradimento, una carezza, una bestemmia, un respiro e tutte quelle altre cose che animano la nostra giornata.
(Cazzo che belle giornate!)
 
Non c’è nemmeno un reale motivo per scriverle.
Non c’è nemmeno un reale motivo per leggerle.
(Come non c’è reale motivo per incantarsi davanti ad un tramonto o ad una persona che muore.)
 
Ma sono aspetti della vita.
E’ vita.
Nulla di più.
E’ vita che, per la prima volta dall’avvento dell’uomo su questa terra, resta indistintamente* scritta.
Palpabile.
Riproponibile.
Rielaborabile.
* Dico indistintamente, perché oggi tutti possono scrivere.
 
Per questo motivo Sciuscia® ha ragione.
 
E’ un po’ come quelli che dicono: “Che vita dimmerda!”.
Il che è vero ma anche no.
 
E’ che c’è una montagna di gente che apprezza la lettura de “la nuova vita virtuale”.
 
E’ la cosa che accumuna il Vetraio a Sviluppina, sebbene siano talmente tanto diversi da appartenere a due mondi opposti: scriviamo di vita che può essere fantastica come quella della famiglia del mulino bianco, o di merda come quella di un ragazzo vittima di molestie sessuali.
 
Eppure quando ho raggiunto Livefast a Modena per il bloggermeeting e gli ho stretto la mano, ho trovato un essere umano.
Gradevole.
Diverso da mè, ma sincrono rispetto a questa visione.
 
Adesso mi chiederete se lo invidio.
E io vi risponderò che se sapesse quanta birra bevo, sarebbe lui ad invidiare mè.
 
Che dio vi irrori.

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