Siete fortissimi.

 

Da quando avete iniziato a condividere i miei post sui social network, il sapore delle mie giornate è rimasto invariato, anche se molta più gente viene a perdere il suo tempo proprio qui.

 

Siete fortissimi, cazzo.

 

Ho notato che pure a voi la vagina fa schifo e che argomenti come la sega, vi ripugnano.

 

Da questo ne deriva una conferma alla mia storica convinzione, che proietta la sega tra le pratiche sessuali più difficili.

 

Il tutto ovviamente fino ad una certa età, oltre la quale anche la sega implica più fatica che piacere.

 

Per par condicio, affronteremo l’argomento della stimolazione manuale femminile.

 

Personalmente non attribuisco mai a questa azione un nome.

 

Qualsiasi nome mi sembra rimbalzante tra il puerile, il fantascientifico e il tamarro.

 

Resta un fatto che la stimolazione manuale femminile non è molto più semplice di quella maschile e che noi maschietti non siamo propriamente delle volpi.

 

Anzi, vorrei sottolineare che per mia personale convinzione, sia molto più imbranato un uomo di fronte ad una vaginetta, che una vaginetta di fronte ad un vigile urbano.

 

C’è pure una complicazione legata al fatto che la donna deve impugnare, mentre l’uomo deve inserire.

 

Impugnare un filippo, tranne che una non indossi strani guanti in cuoio, non dà così tanto dolore come inserire un dito in un pertugio di pelle delicatissima.

 

(specie se uno ha le mani da carpentiere o le unghie di Edward).

 

“Filippo” perché tutti i filippo che ho conosciuto sono delle teste di cazzo – ndr.

 

Ora dovrei spiegarvi come io sappia questa cosa, ma non lo farò perché non è giusto dire in pubblico quando si è dediti alla stimolazione prostatica.

 

Esiste poi un problema legato all’ignoranza maschile circa la morfologia delle nostre amiche vaginette.

 

Se l’uomo avesse dita lunghe cinquanta centimetri, ne infilerebbe sessanta.

 

E ciò non è sempre in grado di portare piacere alla nostra vaginetta piagnucolosa, che di conseguenza preferirà farsi stimolare dal vigile urbano di cui sopra o, sempre più frequentemente, dall’amichetta del cuore (sempre più frequentemente amichetta del culo).

 

Eh no.

 

La prima volta che ho potuto ammirare lo spettacolo della capillarizzazione clitoridea di una vaginetta plastinata, hanno dovuto chiamare la security per farmi uscire.

 

Immaginavo che il clitoride fosse un clitoride.

 

E invece è un mostro!

 

È fatto come una “V” invertita che ha diramazioni proprio su zone che uno non direbbe mai.

 

E qui cade l’asino.

 

Noi pirluomini ci intestardiamo spesso su zone che provocano lo stesso piacere di una martellata su un dito e ci incazziamo pure se la vaginetta finge di godere, invece di squirtare come la fontana di Trevi.

 

È per questo motivo che evito accuratamente la stimolazione digitale, dedicandomi splendidamente a quella analogica. (questa mi è uscita dopo un bicchiere intero di amaretto di saronno, si sappia).

 

Ma il vero problema è quando, con la vaginetta messa sapientemente in posizione ovina, voi consumate l’amplesso dando libera briglia al vostro inseparabile Filippo, la vostra vaginetta si girerà verso di voi dicendovi: “adesso basta giocare con quel dito e penetrami davvero”.

 

E lì siete morti.

 

La vaginetta di oggi è costei:

 

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