Se vi dico “film dell’orrore” a cosa pensate?
 
“Ah beh, che cazzate”
“Bello!”
“Piuttosto mi masturbo usque ad sanguinem”
“Urlerò per due ore ma poi passa”
“Sono i film che preferisco”
Eccetera eccetera
 
Di sicuro però, nessuno prenderebbe in considerazione l’eventualità che il contenuto del film horror potesse essere reale.
Nessuno.
 
 
Io non so cosa sia per voi il risveglio.
Ci sono persone che non appena la sveglia inizia a ragliare, hanno già il rasoio in mano o l’aspirapolvere accesa.
Della serie “Non stavo dormendo, sono in gara per vedere se mi scoppierà il cuore prima o dopo la colazione”.
Cioè gente che si sveglia già sveglia, e poi li trovi aggrappati alla macchinetta del caffè alle tre del pomeriggio che masticano metamfetamine per stare svegli.
 
Io no.
Io ho il risveglio traumatico.
Probabilmente non si può nemmeno chiamare risveglio.
Forse è una forma di coma.
Forse è un non ancora ben precisato livello di incoscienza.
Ho anche provato a codificare un Glasgow Coma Scale, ma l’esito diceva “chiama le pompe funebri” e quindi ho lasciato perdere.
 
Andiamo nel dettaglio.
 
Stamattina, come tutte le mattine, il mio cuore accelera la sua frequenza quel tanto che basta per pompare un minimo di BINGUE in giro per il corpo.
Il bingue è una miscela sangue/birra che consente di vivere non troppo male.
Con movimenti che non saprei descrivere, arrivo a sollevarmi dal letto e do inizio a quell’esodo di cellule verso il bagno.
Rigorosamente ad occhi chiusi, collaudo ogni spigolo possibile.
Il dolore lo avverto di solito durante il pomeriggio.
Proprio adesso finchè scrivo, mi sono reso conto di avere il mignolo di un piede completamente tumefatto.
Colpa del risveglio di stamane.
Dicevo.
Arrivo in bagno dove con una sola zampata abbasso pantaloncini e slip per fare la pipì.
Seduto.
Leggasi profilo.
 
Mentre con la mano destra tiro l’acqua, con la sinistra apro la porta della vasca da bagno dove in meno di quattro nanosecondi, mi trovo steso.
Nel frattempo i miei occhi sono ancora chiusi.
 
Usando i piedi, apro l’acqua calda e accenno un sorriso quando la sento arrivare a scaldare il mio corpo.
Adesso qualcuno dei nuovi lettori immaginerà che il povero Vetraio viva a Krasnodar con 1600°C sottozero e dove la necessità di scaldarsi è primaria.
No, vivo a Bangkok e in casa ho almeno trenta gradi.
 
Evidentemente il mio metabolismo crolla in modo violento finchè dormo.
 
Per bloccare lo scarico dell’acqua, ogni civile individuo di questa terra usa il…….tappo.
Ebbene, nello stato comatoso nel quale mi trovo, io uso un tallone.
 
Resto in ammollo con acqua rovente per qualche minuto, finchè con una procedura ancora al vaglio degli esperti,  avviene che un occhio si apre.
Benvenuto al nuovo giorno.
 
Stamattina, quando ho aperto gli occhi, mi sono trovato immerso in un liquido marrone.
Li ho richiusi subito.
Era ovvio che qualche sinapsi stava facendo un attimo di ricreazione.
Ho accennato un sorriso cosciente, pensando:
“Diobono, ma quanto ho bevuto ieri sera?”
Ma dai rapidi conti ad occhi ancora chiusi, la volumetria non era da allarme rosso.
Torno ad aprirli.
Sono ancora immerso in un liquido marrone.
 
Non ho il coraggio di muovermi e non sono ancora nella fase bestemmia.
La bestemmia scatta quando hai la consapevolezza di ciò che succede e quindi bestemmi per il danno.
No, qui ho solo un corpo immerso nell’acqua marrone.
 
Ma con marrone, non intendo “acqua non perfettamente incolore”.
Intendo vasca da bagno con dell’acqua dove sembra essere caduta una confezione di patina da scarpe “testa di moro”!
 
Allora, non trovando nessuna spiegazione plausibile sentenzio (ridendo): “Che deficiente, mi sono cagato addosso. Vuoi mai? Una scorerggina più umida del solito e….oplà!”
 
Faccio pure ironia.
L’avventura è metafora del mio momento storico: sono nella merda.
 
Ma le gocce che mi scendono dai capelli e che mi arrivano alle labbra, non supportano l’ipotesi.
 
“A parte che starei bevendo diarrea, è una diarrea strana figliolo, perchè non sa di nulla!” penso.
 
Finalmente mi riprendo.
Scarico il liquido incognito, ma con molta circospezione.
Sia mai che mi esce una mano dallo scarico e mi trascina a morire nelle fogne di Bangkok.
Reagisco.
Zompo fuori dalla vasca, raggiungo la cucina e, nudo come natura crea, raccatto una confezione di bottiglie d’acqua da portare in bagno.
Ovviamente, con la benedizione di Murphy, nel condominio di fronte che dista la bellezza di otto metri (ho detto otto), una signora che stende i panni.
“Diobono, quello dev’essere proprio nella merda!” avrà pensato la tipa.
 
Come se nulla fosse.
Nudo, bagnato e coprendosi Giorgino con una cassa d’acqua, ritorno verso il bagno.
 
Mi lavo con l’acqua di bottiglia.
 
Pensando davvero di rivolgermi ad un esorcista, raccolgo le mie articolazioni, il primo computer che mi arriva a portata di mano, le chiavi della fabbrica, una scatola da scarpe, un trenino elettrico e l’immancabile scala a chiocciola e vado verso l’ufficio.
 
Solo questa sera, ho saputo che durante la notte hanno fatto la pulizia dei tubi del condominio per la quale avevano pure avvisato.
 
Con un foglietto scritto in thailandese che io non so decifrare.
 
Adesso scatta la fase bestemmia.

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