“Cioè dico, se vedi che non ti sto ascoltando, perché continui a parlarmi?

Se vedi che sono “assente” o impegnato ad ascoltare qualcosa d’altro, perché devi dilaniare il mio stanco pene, nel tentativo di emettere concetti che non posso assimilare perché distratto?

Perché punteggi la mia provata cappella, con un punteruolo per bricolage?

Se vedi che l’universo sta cercando di rendermi partecipe con qualcuna delle sue manifestazioni, perché devi saltarci dentro a piè pari come un elefante in un piatto di minestra?

Se ti rendi conto che le tue parole rimbalzano sul mio scudo protonico senza raggiungere la centrale operativa, perché non cogli che è il caso di differire la tua emissione sonora?

Se sai di essere sintetica come una sega fatta da una suora con il Parkinson, perché inizi a parlare sempre quando sai che il tuo discorso finirà a colmare dei vuoti nell’etere immenso?

Cioè vuoi dirmi che parli senza guardarmi?

Della serie mi guardi e non cogli che non ti sto ascoltando?

Mi vedi?

Percepisci che il mio scroto si dilata?

Non vedi che le mie pupille si squarciano?

Cogli come i miei canini si stiano allungando?

Non vedi che il tuo discorso mi interessa come la lettura dei numeri del lotto?”

 

“Ah scusa, ero un attimo distratto amore.  Dimmi pure.”

 

 

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